Il versante fiorente
- Mattia Fusillo
- 19 giu 2021
- Tempo di lettura: 2 min

Ormai da qualche giorno è terminato l’anno scolastico. Si conclude per me il primo anno di Liceo Classico, in cui mi sono imbattuto nello studio di due nuove materie: il latino e il greco. E proprio oggi sono qui per parlarti di quanto queste due lingue siano estremamente contemporanee.
Spesso al fianco del solo pensiero di incontrare queste due lingue, riaffiora in mente un’immagine di un colle insormontabile e troppo distante da ciò a cui siamo abituati nei giorni correnti. Entrambi gli idiomi sono costituititi da caratteri del tutto atipici, che ormai sono impossibili da riscontrare nella lingua odierna. Ma in realtà, appena si conoscono questi due nuovi linguaggi, si comprende ben presto che tutto ciò che ho elencato in precedenza, è soltanto un mito da sfatare.
Non è vero che ormai il latino e il greco siano due lingue morte. Spesso riprendiamo senza accorgercene esclamazioni tipiche di quel periodo. Basti citare alcune espressioni latine come: “A priori”, “Forma mentis”, “Honoris causa”, “Post scriptum” …Per non parlare delle numerose parole, presenti nel vocabolario, derivanti dalla lingua greca come: telefono (τῆλε-φωνή), metafora (μεταφορά), grammatica (γραμματική), sinonimo (συνώνυμος) e molte altre. Gli esempi da riprendere sono senz’altro numerosissimi, ma davvero incredibile è comprendere come le nostre idee, i nostri valori, le nostre organizzazioni derivano da queste due culture che, inoltre, hanno trasmesso queste loro peculiarità di lungo e in largo.
Forse l’aspetto che mi ha colpito maggiormente di entrambe, nel corso di questo lungo anno, è stata la lettura di testi di oratori romani e greci. Compiuta un'interpretazione del breno, è possibile immaginare di essere al fianco dello stesso scrittore e ponderare sulle sue stesse riflessioni. Ed è favoloso capire che entrambi viaggiamo sulla stessa linea di pensiero, pur essendo divisi da secoli.
Vi voglio presentare una citazione di Cicerone, celebre oratore romano:
Vivere est cogitare, “Vivere è pensare.”
Una volta giunto al termine di questa piccola riflessione, mi domando: “Come è possibile definirle antiche, se in realtà il latino e il greco sono il versante fiorente di una alta montagna che ritrae ciò che sarà”.
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